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Tutto quello che è successo dopo alcuni dei più noti casi di cronaca nera italiana. Una storia ogni mese, il primo del mese. Un podcast del Post, scritto e racc...
La mattina del 2 settembre 1980 due giornalisti italiani, Italo Toni e Graziella De Palo, scomparvero a Beirut, in Libano. Erano partiti per documentare la guerra che da cinque anni era scoppiata nel paese e per cercare informazioni sul traffico di armi che avveniva in quegli anni tra Italia e Medio Oriente. Quando scomparvero si trovavano nella zona ovest della città, controllata dalle formazioni palestinesi, mentre Beirut est era sotto il controllo delle forze falangiste cristiano-maronite. Toni e De Palo erano partiti per il Libano dopo essersi accordati con l’Olp, l’organizzazione che riuniva tutte le forze palestinesi.
Le indagini sulla scomparsa dei due giornalisti furono lente e difficili, affidate al servizio segreto militare italiano, il Sismi, che tentò di sviare le attenzioni proprio dalla possibile responsabilità palestinese. L’obiettivo era probabilmente proteggere il cosiddetto lodo Moro, l’accordo segreto di non belligeranza tra Italia e Olp.
Ci sono state molte ipotesi negli anni, tra queste che Graziella De Palo e Italo Toni avessero scoperto qualcosa proprio sul traffico di armi che dall’Italia arrivavano in Libano e poi in parte tornavano in Italia, alle formazioni terroriste.
Indagò anche la procura di Roma, ma sulla vicenda venne poi apposto il segreto di stato.
Di ciò che accadde a Graziella De Palo e Italo Toni non si è mai saputo nulla con certezza. Sono passati più di 44 anni.
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9:12
Viareggio – 31 gennaio 1969 – Prima parte
Il 31 gennaio 1969 a Viareggio scomparve un bambino di 12 anni, Ermanno Lavorini. Il suo corpo venne ritrovato il 9 marzo 1969 sepolto sotto 40 centimetri di sabbia sulla spiaggia di Marina di Vecchiano, in provincia di Pisa.
Lo stesso giorno della scomparsa, con una telefonata, venne chiesto alla famiglia un riscatto di 15 milioni di lire, ma le indagini da parte dei carabinieri si indirizzarono subito verso presunti frequentatori omosessuali della pineta di ponente a Viareggio. Secondo chi conduceva le indagini, Ermanno Lavorini era stato ucciso nel corso di un “festino tra omosessuali”. Tre ragazzi interrogati fecero il nome di una serie di persone, cambiando continuamente versione. Quelle persone vennero fermate, in alcuni casi arrestate, i loro nomi comparvero sui giornali. Sulla stampa erano chiamati anormali, capovolti, mostri. Ci furono tentativi di linciaggio. Una di quelle persone, Adolfo Meciani, completamente estraneo alla vicenda, si uccise in carcere. Si scoprì solo mesi più tardi che la storia era molto diversa da come era stata ipotizzata dagli inquirenti e raccontata dai giornali e che le persone che erano state coinvolte non c’entravano assolutamente nulla.
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48:11
Viareggio – 31 gennaio 1969 – Seconda parte
Il 31 gennaio 1969 a Viareggio scomparve un bambino di 12 anni, Ermanno Lavorini. Il suo corpo venne ritrovato il 9 marzo 1969 sepolto sotto 40 centimetri di sabbia sulla spiaggia di Marina di Vecchiano, in provincia di Pisa.
Lo stesso giorno della scomparsa, con una telefonata, venne chiesto alla famiglia un riscatto di 15 milioni di lire, ma le indagini da parte dei carabinieri si indirizzarono subito verso presunti frequentatori omosessuali della pineta di ponente a Viareggio. Secondo chi conduceva le indagini, Ermanno Lavorini era stato ucciso nel corso di un “festino tra omosessuali”. Tre ragazzi interrogati fecero il nome di una serie di persone, cambiando continuamente versione. Quelle persone vennero fermate, in alcuni casi arrestate, i loro nomi comparvero sui giornali. Sulla stampa erano chiamati anormali, capovolti, mostri. Ci furono tentativi di linciaggio. Una di quelle persone, Adolfo Meciani, completamente estraneo alla vicenda, si uccise in carcere. Si scoprì solo mesi più tardi che la storia era molto diversa da come era stata ipotizzata dagli inquirenti e raccontata dai giornali e che le persone che erano state coinvolte non c’entravano assolutamente nulla.
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58:55
Carbonia, 28 giugno 1989 – Prima parte
Ogni due mesi c’è Altre Indagini: altre storie di Stefano Nazzi per le persone abbonate al Post. Per ascoltare Altre Indagini, abbonati al Post.
Gisella Orrù, 16 anni, scomparve a Carbonia, in Sardegna, la sera del 28 giugno 1989. Nonostante la denuncia di scomparsa non furono avviate ricerche da parte di polizia e carabinieri. Il suo corpo venne ritrovato il 7 luglio in fondo a un sifone collegato alla condotta idrica, nella campagna di San Giovanni Suergiu. Era stata assassinata con una stilettata al cuore, l’autopsia rivelò i segni di una brutale violenza sessuale. Anche come avvenne realmente il ritrovamento non è mai stato del tutto chiarito.
Tutta l’indagine fu accompagnata da telefonate anonime, soprattutto da parte di una donna. Incredibilmente i nastri di quelle telefonate furono persi o forse sovrascritti.
In seguito ad alcune di quelle telefonate furono arrestate quattro persone: una di loro, Salvatore Pirosu, amico della famiglia Orrù, ammise di essere stato presente la sera del delitto ma disse di non aver partecipato all’omicidio. Accusò le altre tre persone e in particolare un uomo, Licurgo Floris. Le dichiarazioni di Pirosu furono però spesso contraddittorie, piene di "non ricordo", con importanti particolari inverosimili. L’arma delitto non venne mai trovata e i risultati dell’autopsia si scontrarono con la sua ricostruzione. La famiglia di Gisella Orrù è sempre stata convinta, così come lo sono giornalisti che seguirono la vicenda, che Pirosu coprisse altri nomi, personaggi di Carbonia che avevano sequestrato o attirato con l’inganno Gisella Orrù così come avevano già fatto altre volte, secondo questa ipotesi, con altre ragazze.
Salvatore Pirosu e Licurgo Floris furono condannati rispettivamente a 24 e 30 anni di reclusione. Floris si è ucciso in carcere nel 2007 dopo 14 anni di detenzione. Si era sempre dichiarato innocente. Salvatore Pirosu dopo la sua liberazione è invece scomparso. A Carbonia, e in generale in Sardegna, tutti ricordano l’omicidio di Gisella Orrù.
Molti sono tuttora convinti che tanti aspetti di quella vicenda non siano stati in realtà scoperti.
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46:53
Carbonia, 28 giugno 1989 – Seconda parte
Ogni due mesi c’è Altre Indagini: altre storie di Stefano Nazzi per le persone abbonate al Post. Per ascoltare Altre Indagini, abbonati al Post.
Gisella Orrù, 16 anni, scomparve a Carbonia, in Sardegna, la sera del 28 giugno 1989. Nonostante la denuncia di scomparsa non furono avviate ricerche da parte di polizia e carabinieri. Il suo corpo venne ritrovato il 7 luglio in fondo a un sifone collegato alla condotta idrica, nella campagna di San Giovanni Suergiu. Era stata assassinata con una stilettata al cuore, l’autopsia rivelò i segni di una brutale violenza sessuale. Anche come avvenne realmente il ritrovamento non è mai stato del tutto chiarito.
Tutta l’indagine fu accompagnata da telefonate anonime, soprattutto da parte di una donna. Incredibilmente i nastri di quelle telefonate furono persi o forse sovrascritti.
In seguito ad alcune di quelle telefonate furono arrestate quattro persone: una di loro, Salvatore Pirosu, amico della famiglia Orrù, ammise di essere stato presente la sera del delitto ma disse di non aver partecipato all’omicidio. Accusò le altre tre persone e in particolare un uomo, Licurgo Floris. Le dichiarazioni di Pirosu furono però spesso contraddittorie, piene di "non ricordo", con importanti particolari inverosimili. L’arma delitto non venne mai trovata e i risultati dell’autopsia si scontrarono con la sua ricostruzione. La famiglia di Gisella Orrù è sempre stata convinta, così come lo sono giornalisti che seguirono la vicenda, che Pirosu coprisse altri nomi, personaggi di Carbonia che avevano sequestrato o attirato con l’inganno Gisella Orrù così come avevano già fatto altre volte, secondo questa ipotesi, con altre ragazze.
Salvatore Pirosu e Licurgo Floris furono condannati rispettivamente a 24 e 30 anni di reclusione. Floris si è ucciso in carcere nel 2007 dopo 14 anni di detenzione. Si era sempre dichiarato innocente. Salvatore Pirosu dopo la sua liberazione è invece scomparso. A Carbonia, e in generale in Sardegna, tutti ricordano l’omicidio di Gisella Orrù.
Molti sono tuttora convinti che tanti aspetti di quella vicenda non siano stati in realtà scoperti.
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Tutto quello che è successo dopo alcuni dei più noti casi di cronaca nera italiana. Una storia ogni mese, il primo del mese. Un podcast del Post, scritto e raccontato da Stefano Nazzi.